“Emanuele deve sapere” di Erika Polimeni.
So bene cosa si provi a tirar fuori la propria opera dalla tranquilla e rassicurante atmosfera casalinga e a lasciare poi che viaggi per luoghi sconosciuti, incontri le case degli altri, si lasci guardare, sfogliare, ammirare, gustare piano piano o divorare.
So bene quanta paura possa fare ascoltare il giudizio di chi quell’opera l’ha fatta propria, l’ha amata, ne ha tratto delle interpretazioni sempre diverse, si è posto domande sul perché sia stata fatta una scelta narrativa piuttosto che un’altra.
So anche bene che molte di queste incertezze resteranno irrisolte, perché solo l’autore, nella profondità della sua anima, conosce il nucleo profondo di ciò che voleva comunicare e di ciò che voleva lasciare.
È così, forte della mia esperienza, che mi sono approcciata a “Emanuele deve sapere” di Erika Polimeni, giovane autrice esordiente, come lo sono stata io.
Il romanzo parla della storia di Alessandro, un medico anestesista, che rivede dopo tanto tempo, in circostanze non di certo idilliache, Bianca, il suo amore adolescenziale, che non ha mai dimenticato. Ma Bianca è una donna troppo ferita per poter apprezzare davvero a pieno la bellezza e la forza di quell’incontro inaspettato.
Così, la storia lascia spesso il posto al non detto, a ciò che “Emanuele deve sapere”, che però, devo ammettere, non è la sola domanda che mi sono posta nel corso della lettura.
Un romanzo coinvolgente, da leggere tutto d’un fiato, che a tratti ha urtato la mia sensibilità, a tratti mi ha regalato delle riflessioni molto intense sull’amore e sul dolore, sulla forza di andare avanti nonostante la solitudine e la delusione.
“Emanuele deve sapere”: un imperativo, una certezza, che poi, forse, si sgretola come carta straccia nella mutevolezza della vita e delle proprie convinzioni.
Elena Inuso
Sono Elena Inuso, giovane avvocato e scrittrice. I miei romanzi: “Lo Specchio dell’Anima” – Leonida Edizioni, 2019; “Io non credo nel destino”, Laruffa Editore, 2021.